Il Contagio Emotivo
Le emozioni si trasmettono molto più facilmente che un raffreddore o un un’influenza, più veloci di un battito ci ciglia.
Le ricerche hanno dimostrato che sia quelle più positive come l’entusiasmo e la gioia che quelle negative come la tristezza, la paura e la rabbia passano facilmente, da persona a persona, in modo inconsapevole.
Il contagio emotivo si realizza nel tempo di millisecondi, è immediato, automatico e dipende da un istinto basico, primitivo.
L’origine neurologica di questo meccanismo risiede nei neuroni specchio. Nel nostro cervello, infatti, osservando una determinata azione, si attivano gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compierla. Ciò ci consente di provare le emozioni altrui, immedesimandoci ed entrando in empatia, e di imparare per imitazione, osservando ciò che fanno gli altri.
Accade così che durante una conversazione, tendiamo, naturalmente, a mimare l’espressione facciale, la mimica, la postura, i linguaggio del corpo, dei nostri interlocutori, senza esserne consapevoli.
Il grado con cui si entra emotivamente in sintonia con qualcuno dipende dal livello di intimità della relazione. Più è profondo il legame che ci unisce più tenderemo a farci contagiare dalle emozioni dell’altro.
Se questa sintonizzazione emotiva avviene a casa, a lavoro, a scuola, può essere altamente adattativa, può alimentare uno spirito di coesione e collaborazione.
In generale, essere contagiati dalla felicità o dall’entusiasmo di qualcuno può avere l’effetto di farci sentire più positivi e meno stressati. Inoltre captare lo stato d’animo altrui non solo ci aiuta a sintonizzarci con loro ma può avere un importante valore per la sopravvivenza. Per esempio essere capaci di cogliere la paura o il senso di allarme di qualcun altro ci può allertare riguardo un pericolo imminente del quale non ci siamo accorti.
Ma qualche volta le emozioni che passano non sono d’aiuto. Ad esempio avere accanto persone che tendono ad essere altamente critiche verso le idee altrui può generare un senso di negatività e sfiducia in se stessi e in taluni casi, avere effetti negativi sulla nostra autostima.
Anche nel caso della depressione, stare frequentemente a contatto con una persona depressa può condurre a stati depressivi. Ad esempio le ricerche dimostrano che i bambini cresciuti da genitori depressi tendono più frequentemente, di altri, a sviluppare una depressione.
La depressione ma anche l’ansia o le paure di un membro della famiglia possono infatti influenzare l’intero sistema familiare.
Lo stesso vale per l’ambito lavorativo, nel quale possono crearsi atmosfere tossiche che vanno a gravare sulle dinamiche e sugli esiti del lavoro, prosciugando le energie di un determinato team o di un’intera compagnia.
La soluzione sembrerebbe facile, no? Circondatevi di persone positive e evitate quelle che trasmettono negatività. Ma è più facile a dirsi che a farsi.
Sembra infatti che le emozioni negative siano più facili da assorbire che quelle positive e ciò affonda le sue radici nella storia della nostra evoluzione, ha un’importante funzione nello sviluppo filogenetico e tuttora nello sviluppo ontogenetico dell’uomo.
In passato essere in sintonia con le emozioni negative degli altri (panico, paura, disgusto) era direttamente collegato alla nostra sopravvivenza. Chi poteva cogliere il panico, la paura o il disgusto di qualcuno aveva più probabilità di sopravvivere di quelli che non sapevano farlo.
Oggi fortunatamente non dobbiamo preoccuparci di essere sorpresi da una un leone in cerca della sua cena tuttavia abbiamo ancora bisogno di un certo grado di capacità di sintonizzazione emotiva per vivere in armonia con gli altri e riconoscere il clima e l’ambiente emotivo in cui siamo.
Ancora oggi, anche se non è più in ballo la nostra sopravvivenza, saper cogliere le emozioni altrui in una situazione di pericolo o di conflittualità rimane comunque molto importante: ci consente di prendere le decisioni più opportune e mettere in atto il comportamento più funzionale al nostro benessere.
Ci sono persone che sono “più sensibili al contagio” emotivo e sono quelle che tendono a essere più attente e ricettive alle emozioni degli altri.
Le “persone altamente contagiose”, invece sia nell’accezione positiva che in quella negativa, tendono a essere alquanto insensibili, impermeabili, nei confronti di coloro che vivono emozioni incompatibili con le loro e a rimanere, sempre prodighi di sorrisi e complimenti, i comici che sollevano il morale a tutti o viceversa cronicamente lamentosi, quelli che buttano tutti giù, la negatività del gruppo.
La questione dunque non evitare la sintonizzazione emotiva con gli altri, sarebbe impossibile oltre che inutile, ma come modulare questo meccanismo in modo che non abbia un impatto negativo sul nostro benessere.
Un primo passo è diventare consapevoli del nostro istinto naturale a mimare gli stati emotivi degli altri così da poterlo usare a nostro vantaggio e quando necessario, ridurre il suo impatto sul nostro benessere, imparando a distinguere ciò che appartiene a noi da ciò che invece abbiamo assorbito dagli altri.
In generale bisogna prestare attenzione alle proprie emozioni, riconoscerle e comprenderle. Se andate a lavoro di buon umore e vi ritrovate tesi e stressati dopo aver varcato la soglia, questo dovrebbe essere un forte segnale del fatto che state consentendo al vostro lavoro di contagiarvi con emozioni negative.
Se vi sentite in tensione quando siete con qualcuno, un amico, un membro della famiglia ma ritrovate il vostro buon umore quando vi allontanate da quella persona, anche questo è un chiaro indizio.
Se si impara a stare attenti a questi indizi nei vari ambienti che si vivono durante la giornata si è un passo avanti nel maturare una consapevolezza di se stessi e del proprio modo di stare in relazione con gli altri, a casa, a lavoro e nel tempo libero.
La relazione è l’arte dell’incontro e dello scambio con l’altro, una buona consapevolezza di se è fondamentale per stare in relazione con gli altri, comprendendo ed esprimendo le proprie emozioni, riconoscendole e differenziandole da quelle altrui e orientando il proprio comportamento e le proprie scelte in sintonia con se stessi e con le proprie possibilità.
La consapevolezza è la chiave!
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